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Le applicazioni digitali alimentano le aziende moderne rendendole produttive, abilitando dinamiche di comunicazione innovative, supportando la relazione con il cliente e con i partner di filiera. In molti casi, soprattutto nell’ambito dei processi mission-critical, un’interruzione o una semplice riduzione di performance delle applicazioni, ad esempio nei tempi di risposta (latenza), può avere conseguenze disastrose per l’azienda: per esempio, si pensi ai sistemi che elaborano le transazioni finanziarie, a quelli che supportano l’operatività di infrastrutture critiche o a tutto l’ecosistema tecnologico del mondo ospedaliero. L’application monitoring nasce per rispondere in modo efficace a queste sfide.

Application monitoring e le applicazioni Cloud Native

L’application monitoring è un concetto molto ampio, che formalmente racchiude quello di Application Performance Monitoring (APM) anche se spesso le due espressioni sono considerate sinonime. Gartner, in particolare, parla di

“una suite di software di monitoring che comprende il monitoraggio dell’esperienza digitale, il rilevamento, il tracciamento e la diagnostica delle applicazioni e l’intelligenza artificiale applicata alle operations IT.”

Sebbene la definizione di Gartner possa risultare complessa a prima vista, uno degli elementi che meglio cattura l’essenza dell’application monitoring è il monitoraggio dell’esperienza digitale. In termini pratici, chi utilizza quotidianamente applicazioni digitali – non solo per lavoro – ha due percezioni ben definite:

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Quando l’app è lenta o incostante nel suo funzionamento, l’esperienza ne risente in modo drastico e spesso conduce l’utente verso altri software.
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A prima vista è impossibile, anche avendo una certa competenza tecnica, comprendere l’effettiva causa del problema.

Il secondo punto merita un approfondimento. Il cloud, in particolare, ha rivoluzionato il modo in cui le applicazioni vengono sviluppate, progettate e gestite; il paradigma Cloud Native, a fronte di una complessità architetturale superiore al passato, adotta un elevato livello di modularità che si traduce in capacità di innovazione, agilità, scalabilità pressoché illimitata e massima resilienza.

Di fronte ad applicazioni costituite da migliaia di microservizi e altrettanti container, a loro volta distribuiti su più infrastrutture private e pubbliche, diventa molto complesso monitorare l’applicazione, ovvero individuare gli eventi meritevoli di attenzione che si verificano all’interno dell’infrastruttura applicativa e ne condizionano la stabilità, la resilienza e le performance in senso lato. Un microservizio, per esempio, potrebbe esistere per un breve lasso di tempo e, ciò nonostante, generare moltissimi dati di telemetria che vanno analizzati, interpretati e gestiti. Senza contare che le informazioni generate dai singoli componenti dell’infrastruttura sono eterogene e di complessa interpretazione, ma questo non solleva l’IT dall’onere di dare loro un significato azionabile e tangibile. I tool, i servizi e le competenze di application monitoring servono esattamente a questo.

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Come funziona, in concreto, l’application monitoring

L’application monitoring può essere definito come un approccio tecnologico, sostenuto da strumenti dedicati, finalizzato a garantire che le applicazioni aziendali funzionino in modo ottimale in qualsiasi condizione, indipendentemente dal carico di lavoro o da fattori interni ed esterni all’infrastruttura applicativa. Per le imprese che stanno affrontando un processo di modernizzazione applicativa, il monitoring non è opzionale, perché le aiuta a soddisfare le aspettative dei propri utenti, sia interni che esterni all’organizzazione, e a garantire che le applicazioni siano sempre adeguate ai loro obiettivi di business.

Per quanto concerne le dinamiche di funzionamento, i tool di Application Performance Monitoring (APM) tracciano in tempo reale una vasta gamma di metriche (Key Metrics) relative alle prestazioni delle applicazioni. Questi strumenti, spesso basati di agenti software integrati nell’infrastruttura applicativa, raccolgono dati granulari su tempi di risposta, errori, utilizzo delle risorse, transazioni e altro ancora. Questo livello di dettaglio permette ai team IT di ottenere una visibilità approfondita non solo sulle performance complessive dell’applicazione, ma anche sulle interazioni tra i vari componenti, individuando potenziali problemi e colli di bottiglia. Le stesse soluzioni acquisiscono anche altre tipologie di dato come i log, così da risalire alle cause profonde dei problemi e correlarle a specifici eventi o cambiamenti nell’infrastruttura. Non a caso, l’application monitoring rientra nel macrocosmo dell’observability.

I dati raccolti vengono poi visualizzati su dashboard fortemente personalizzabili, offrendo un quadro chiaro e aggiornato dello stato di salute dell’applicazione. Inoltre, grazie alla definizione di soglie di allarme, gli APM consentono di intervenire proattivamente di fronte a qualsiasi anomalia.

Application monitoring: i benefici per l’IT e per il business

Sono già emersi in precedenza alcuni benefici che rendono l’application monitoring un fattore chiave per qualsiasi azienda nell’era digitale. Approfondiamo ora l’argomento, distinguendo tra gli effetti positivi per il comparto tecnologico aziendale (IT) e quelli, invece, dedicati al business.

Più uptime e reattività per le applicazioni

Per prima cosa, adottare l’application monitoring consente di migliorare la stabilità delle applicazioni, garantendo un elevato uptime. Grazie al monitoraggio in tempo reale delle performance di ogni componente dell’infrastruttura applicativa, è possibile individuare proattivamente potenziali criticità e prevenire interruzioni non pianificate.

Questo approccio non solo minimizza i tempi di inattività delle applicazioni, ma migliora anche l’efficienza operativa dell’intera divisione IT, poiché i team possono dedicarsi a iniziative di supporto al business anziché a dover fronteggiare emergenze continue e impreviste. Il monitoraggio delle applicazioni ha poi un effetto indiretto, ma tangibile, anche sulla qualità del software, poiché le potenziali criticità vengono risolte velocemente e, come detto, senza impatti reali e tangibili sul business e sull’esperienza degli utenti.

Un’esperienza migliore per gli utenti. E non solo

Lato business, i benefici dell’application monitoring hanno a che fare – per prima cosa – con l’aumento della qualità dell’esperienza utente, che a sua volta ha un impatto chiave sui risultati di business. Come anticipato, si pensi ai sistemi di comunicazione interni, a strumenti di pagamento innovativi o ad applicazioni che abilitano la telemedicina; sono ambiti profondamente diversi, ma una riduzione di performance ha in ogni caso un impatto determinante in termini reputazionali, contrattuali e anche di compliance (es, proprio la telemedicina).

L’application monitoring ha certamente un impatto positivo sulla produttività di tutte le risorse interne, dato che gli applicativi aziendali non si rivolgono unicamente ai clienti e ai partner, ma anche ai dipendenti; ne consegue un miglioramento dell’efficienza operativa complessiva, poiché i dipendenti possono contare su sistemi più stabili e performanti, riducendo tempi di inattività e interruzioni che ostacolano il loro lavoro.

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Paolo Ajassa

Autore Paolo Ajassa

Cloud Architect con un'esperienza sistemistica e di Service Management di circa 10 anni, dopo aver ricoperto per un anno il ruolo di BU Manager è approdato nel team di Intesys che si occupa dei servizi gestiti, con focus sul mondo Elasticsearch e DevOps.

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